Negli ultimi anni si è riscontrato un notevole aumento delle separazioni coniugali, spesso accompagnate da conflitti. In tali situazioni l’elemento patologizzante non è la separazione, ma la qualità di relazione che caratterizza le coppie che si separano e che investe, di conseguenza, i minori.
A tale proposito, occorre sottolineare che l’importanza educativa dei padri è stata per lungo tempo sottovalutata dal sistema giudiziario, per cui, tranne nei casi di malattia psichiatrica, uso di droga o presenza di una relazione extraconiugale, la madre è stata considerata fino a pochi anni fa la depositaria principale della tutela del minore.
Solamente dal 2006, con l’inserimento dell’affido condiviso come forma privilegiata da valutare, i Giudici si sono trovati a considerare la possibilità che i figli minori rimanessero affidati ad entrambi i genitori. La nuova legge attesta che, anche in caso di separazione personale dei genitori, i figli hanno diritto di mantenere un rapporto equilibrato con ambedue i genitori e che la potestà genitoriale è esercitata da entrambi.
Tuttavia, la paternità e la maternità vengono messe a dura prova dalla separazione coniugale, che è un evento doloroso sia per chi lo subisce, sia per chi lo impone: raramente una coppia decide serenamente di abbandonare il progetto familiare, spesso la decisione è accompagnata da trascorsi altamente conflittuali. In tali circostanze risulta difficile per la coppia tenere distinte le competenze genitoriali dal fallimento coniugale ed i genitori sembrano dimenticare che i figli hanno diritto di ricevere affetto, educazione e cure da entrambi.
L’evento separazione mette in pericolo un intero sistema di relazioni e di ruoli stabiliti e risulta complicato ripristinare gli equilibri. In particolare, il ruolo del padre deve far fronte ad innumerevoli cambiamenti ed alla necessità di creare nuove modalità di relazione con l’ex moglie e con i figli. Se non c’è collaborazione tra gli ex coniugi nell’esercizio della genitorialità a causa dei conflitti coniugali, i figli vengono triangolati in giochi di potere e di vendetta tra gli ex consorti.
Mobbing Familiare
Nelle coppie in fase di separazione o di separati caratterizzate da una forte conflittualità, si può riscontrare il cosiddetto mobbing familiare. Per dare una definizione di tale fenomeno, risulta utile porre pochi cenni sull’evoluzione del termine “mobbing”.
La parola deriva dal verbo inglese mob: attaccare, aggredire in massa, coniato alla fine degli anni ‘70 dall’etologo Konrad Lorenz per descrivere il comportamento di alcuni volatili che assalivano un proprio simile in modo da allontanarlo e, quindi, isolarlo dal branco.
Nel 1984, Leymann e Gustavsson utilizzarono questo termine nel contesto lavorativo, descrivendo le ripercussioni di chi patisce nel proprio ambiente di lavoro un comportamento sfavorevole e prolungato da parte di colleghi o superiori. In generale, dunque, il termine mobbing indica un insieme di abusi psicologici, angherie, demansionamento, emarginazioni, umiliazioni, ostracizzazione, etc. perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro, prolungati nel tempo e lesivi della dignità personale e della salute psicofisica dello stesso, attuati con lo scopo di mettere la vittima in una posizione di debolezza.
I singoli atteggiamenti molesti non raggiungono necessariamente la soglia del reato, ma nell’insieme producono danneggiamenti plurioffensivi anche gravi alla vittima, per cui a livello giuridico è prevista la risarcibilità dei danni subiti. Sono utilizzati i termini: mobber, per indicare colui che perpetra l’attacco, e mobbed per indicare la vittima.
Nell’ambito del diritto di famiglia il fenomeno mobbing è condotto all’interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari e si riscontra nelle coppie caratterizzate da alta conflittualità in due diverse forme: Mobbing Coniugale e Mobbing Genitoriale.
Mobbing Coniugale
Il Mobbing coniugale si manifesta con molestie psicologiche inflitte al proprio coniuge, deputate a sminuirlo ed a ledere la sua autostima, le quali, giorno dopo giorno, mettono in atto un processo di distruzione psicologica dell’altro. I maltrattamenti si manifestano con cadenza quotidiana, sistematica, duratura e sono gratuiti; riguardano il ruolo che il coniuge ha nella famiglia, il suo aspetto fisico, l’intelligenza o il reddito. La vittima subisce una sorta di “lavaggio del cervello”, finendo per vedersi una nullità, esattamente come il persecutore (mobber) la dipinge, arrivando ad avvertire un malessere fisico e psicologico talvolta grave. Il mobbing è un metodo subdolo ed astutamente messo in pratica con l’obiettivo di mettere in discussione il ruolo del coniuge nella famiglia, di estrometterlo dalle decisioni o di indurlo a scelte a cui è contrario. Lo scopo può essere anche quello di costringerlo a lasciare la casa familiare o ad acconsentire a una separazione consensuale.
Mobbing Genitoriale
Il Mobbing genitoriale avviene quando nell’ambito delle separazioni e delle contese sull’affidamento dei figli si riscontrano da parte di un genitore (mobber) comportamenti finalizzati ad escludere l’altro (mobbed) dall’esercizio della propria genitorialità. Esso si manifesta con sabotaggi delle frequentazioni con il figlio, emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori, minacce, denigrazione e delegittimazione familiare e sociale.
Solitamente il genitore mobbizzante è quello affidatario. L’altro genitore, però, spesso reagisce con comportamenti aggressivi fino a produrre a sua volta “mobbing” nei confronti del coniuge. In una minore percentuale di casi, tuttavia, il genitore mobbizzante potrà essere anche il non affidatario, il quale criticherà aspramente il coniuge, non rispetterà gli orari di riconsegna del figlio, non adempirà al dovere di versare l´assegno mensile di mantenimento prestabilito, ecc.
Conseguenze psicologiche del mobbing familiare sul genitore/coniuge mobbizzato
Il mobbing arreca un grave stress al mobbizzato, per cui può essere la causa di diverse patologie, tra le quali figura più frequentemente il disturbo dell’adattamento, che si compone di una variegata sintomatologia ansioso-depressiva in relazione all’evento stressogeno. Altre conseguenze del mobbing possono essere la perdita dell’autostima, l’isolamento sociale o l’insorgere di disturbi psicosomatici come insonnia, cefalea, annebbiamenti della vista, tremore, tachicardia, sudorazione fredda, gastrite, dermatosi.
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